Chi ha paura del Sol Levante? Michael Crichton 26
luglio 1992- Corriere della Sera
Chi ha paura del Sol Levante? il risorgente odio degli americani contro il Giappone: la sfida di
fine secolo per la conquista del primato economico. yen contro dollaro, imperi rivali.
e intanto rinasce l’ antico razzismo
PUBBLICATO - EST. OVEST . STATI UNITI E GIAPPONE : UN CLIMA DI GUERRA ANNUNCIATA
MA NON SOLO PER LA CONQUISTA DEL PRIMATO
ECONOMICO TITOLO:
Chi ha paura del Sol Levante? Yen contro dollaro, imperi
rivali. E intanto rinascono gli antichi odi razziali - - - - - - -
Il suo ultimo bestseller, "Sol
Levante", e' da mesi in testa alle classifiche Usa: racconta la storia di
misteriosi delitti sullo sfondo di una Los Angeles oramai dominata dai signori
dello yen. Michael Crichton, cinquant' anni, non e' nuovo a questi successi: da
"Andromeda" a "Congo" a "Jurassic Park" (in
Italia tutti pubblicati da Garzanti, "Sol Levante" compreso), ogni
suo libro e' un trionfo mondiale. Con l' ultimo romanzo e' andato a scoprire il
risorgente odio degli americani contro il Giappone, troppo ricco e invadente.
Sul tema di questa sfida di fine secolo (a quasi cinquant' anni da Hiroshima e
Nagasaki), ha scritto l' articolo che pubblichiamo. Sembra essersi ormai
diffusa l' idea che i rapporti tra Stati Uniti e Giappone si stiano
deteriorando. Bush si e' recato a Tokio con un gruppo di dirigenti del settore
automobilistico, che sono tornati in patria rumorosamente scontenti.
All' udire
le critiche di Miyazawa e di Sakurauchi, gli americani si sono subito
inalberati. I giornali hanno condannato "l' aumento di una retorica
incendiaria". La "Japan Society" di New York ha tenuto una serie
di conferenze a causa "del crescente tono aspro nelle relazioni
commerciali" tra i due paesi. Il mio stesso romanzo "Sol
Levante" e' stato considerato da molti come un' ulteriore dimostrazione
dell' acredine nei rapporti Stati Uniti.Giappone. Credo pero' che stia
effettivamente avvenendo il contrario. I nuovi scambi commerciali piu' franchi
segnano semplicemente una transizione verso un miglioramento. Dunque, secondo
me, non stiamo assistendo ad una rottura, ma alla normalizzazione dei rapporti
tra Stati Uniti ed Giappone.
Gli Stati Uniti non obiettano a proposito della
gestione giapponese dei diritti umani. Non si rilevano differenze militari con il
Giappone. Non esistono differenze irriconciliabili dal punto di vista religioso
o sulla concezione del mondo. Esiste pero' una serie di controversie relative
alle pratiche commerciali. E' forse questo un buon motivo per allarmarci?
Le
due nazioni piu' industrializzate a livello mondiale intrattengono rapporti
cosi' numerosi che le controversie sono un fenomeno inevitabile. Sarebbe del
resto del tutto anormale se non ci fossero controversie in assoluto.
Controversie commerciali ci sono state anche tra Stati Uniti e Canada. Da
entrambe le parti, i giornali hanno pubblicato articoli, e lettere all' editore
in cui venivano criticati senza mezzi termini gli accordi appena firmati.
Semplici lavoratori hanno espresso le loro opinioni, cosi' come gli economisti
e i politici si sono scambiati insulti senza risparmiare colpi. Si tratta ormai
di un fenomeno talmente diffuso, che difficilmente allarma o preoccupa. Nessuno
pero' teme che questi aspri rapporti commerciali . notevolmente peggiorati
rispetto ad una decina di anni fa . preannuncino un' effettiva rottura tra
Stati Uniti e Canada. La politica commerciale e' talmente complessa che
lavoratori, dirigenti, accademici, giornalisti e politici hanno il sacrosanto
diritto di esprimere liberamente la loro opinione, facendo pero' riferimento a
sfaccettature diverse del problema. Succede sempre cosi' sia negli Stati Uniti
che in altri paesi a proposito delle controversie commerciali.
Solo nel caso
del Giappone, le controversie commerciali sono state gestite in modo diverso.
Ecco perche' quando Quayle si e' recato a Tokio per ricevere il plauso da
Miyazawa, nessuno negli Stati Uniti si e' sentito sollevato. Il fatto stesso
che il vice presidente degli Stati Uniti abbia attaccato i suo stessi
conterranei per il loro comportamento nei confronti del Giappone e' apparso del
tutto anormale. Non perche' inopportuno, ma semplicemente perche' superfluo. Se
il Giappone avesse sentito la necessita' di difendersi dagli attacchi
americani, avrebbe sicuramente potuto ottenere ottimi risultati anche senza l'
aiuto di Quayle. I ministri giapponesi e gli ambasciatori in America sono
sufficientemente incisivi ed informati. Ma l' attacco di Quayle nei confronti
dei suoi stessi conterranei evidenzia una caratteristica importante dei
rapporti Stati Uniti.Giappone, che non puo' essere apertamente discussa, per lo
meno negli Stati Uniti. Nel dopoguerra, si e' sempre aspramente criticato il
Giappone. I critici del Giappone sono stati addirittura soprannominati
"contestatori" e qualsiasi critica contro il Giappone e' sempre stata
definita pregiudizievole. Con l' andar del tempo questo atteggiamento ha
provocato una situazione unica.
A differenza delle opinioni espresse negli
Stati Uniti su moltissimi altri paesi . come il Canada, l' Italia, Taiwan o la
Cina . non esistono mezzi termini nel caso del Giappone:
ammirazione o demolizione totale, senza sfumature. Naturalmente
questa situazione e' intellettualmente assurda. E' ovvio che queste due grandi
nazioni industriali, con un' intrecciata storia di guerra e pace e un commercio
cosi' vario e complicato possano evocare opinioni diverse tra i rispettivi
abitanti. Ci si aspetterebbe pero' di veder stampate queste critiche nero su
bianco. Ma in America questo non puo' accadere poiche' qualsiasi critica viene definita
razzista. En passant si potrebbe notare che negli Stati Uniti l' accusa di
razzismo e' una critica molto efficace. Non ci sono molte altre accuse di cui
si puo' essere tacciati. Coloro che si sono avventurati a parlare del Giappone
hanno imparato subito la lezione, a loro spese e ci penseranno bene in futuro
prima di aprire la bocca.
Il Giappone era un di quegli argomenti che si
devono tacere e di cui non si poteva parlare. Non e' possibile rendere la
connotazione inglese del termine "unspeakable" nella lingua
giapponese. Il primo significato del termine sembra fare riferimento a qualcosa
di orribile: non si osa parlare di qualcosa per paura di suscitare orrore. Tale
termine ha anche lo strano significato di qualcosa di esecrabile, che e' meglio
non descrivere.
Nonostante cio' , gli americani
hanno cominciato pian piano a parlare ed a scrivere a proposito del Giappone.
Tre circostanze hanno permesso di rompere il proverbiale silenzio americano. La
prima e' rappresentata dal continuo lento declino del paese, ormai troppo
evidente anche per l' americano medio. Abbiamo dovuto cominciare a chiederci
che cosa stavamo sbagliando come nazione e che cosa gli altri paesi stessero
facendo meglio di noi. La burocrazia e le relazioni commerciali giapponesi sono
ben diverse da quelle americane. E' per questo che il Giappone e' servito come
termine di paragone all' inizio dell' indagine: avremmo forse dovuto
comportarci diversamente? Avremmo dovuto forse assomigliare di piu' al
Giappone?
Che cosa avrebbe significato tutto questo per noi? Che cosa avremmo
perso? In America queste discussioni continueranno per anni ed anni, forse
anche decenni. Saranno accompagnate da informazioni piu' specifiche sulla
storia dei rapporti Stati Uniti.Giappone, sul comportamento del nostro governo
e cosi' via. La seconda coincidenza e' rappresentata dalla fine della guerra
fredda. Le alleanze sono considerate in modo diverso. A tal punto che il
Governo americano probabilmente in passato e' stato indotto a garantire
particolari concessioni al Giappone in base a motivi strategici e queste
concessioni ora potrebbero non solo non essere piu' necessarie ma nemmeno
valide. I nostri rapporti commerciali con il Giappone ma anche con molti altri
paesi sono stati rianalizzati. E sembra inevitabile che anche il Giappone senta
la necessita' di rivalutare i suoi rapporti con noi . come nel caso di tutti
gli altri paesi con cui intratteniamo rapporti commerciali.
La terza
circostanza e' rappresentata dalla crescente sensazione tra gli americani che
il governo non sia sensibile alle loro preoccupazioni. Tre quarti degli
americani per anni hanno chiesto il controllo degli armamenti, la riforma dell'
assistenza pubblica e sanitaria, ma non hanno ottenuto alcuna risposta
positiva. Sta ormai facendosi strada l' idea che il governo faccia unicamente
l' interesse di qualcuno, americano o straniero che sia. Ed anche il Giappone
e' nell' occhio del ciclone, ma cio' che e' visibile e' solo la punta dell'
iceberg. Poiche' la discussione in merito al Giappone si e' fatta recentemente
piu' dura, ci sono stati attacchi piu' frequenti contro il Giappone. Ma ora si
parla di attacchi o critiche contro l' America, contro i gay, contro i maschi,
contro le Olimpiadi, contro Bush ed addirittura contro Hilary. Il termine si e'
ormai talmente diffuso da aver totalmente perso la connotazione di critica
specifica riferita esclusivamente al Giappone. E naturalmente gli attacchi
contro il Giappone stanno piano piano perdendo qualsiasi connotazione razzista,
poiche' si tratta ormai semplicemente di una dura critica.
Ma poiche' le
discussioni sul Giappone aumentano negli Stati Uniti ed addirittura anche
alcuni portavoce giapponesi osano ora esprimere le loro critiche sull' America,
e' ormai preoccupazione diffusa che i rapporti commerciali Stati Uniti.Giappone
stiano peggiorando . quasi che i sorrisetti sui volti dei politici e degli
uomini d' affari siano un augurio in tal senso. Ma non ci sono ragioni
particolari perche' effettivamente le cose debbano degenerare in questo modo.
Torniamo un attimo indietro e chiediamoci: qual e' la paura nascosta che
impedisce un dibattito piu' aperto ed animato in America? I commentatori cosi'
preoccupati non hanno mai spiegato poiche' sviano il discorso. Di che cosa
abbiamo paura? Abbiamo paura dell' insorgenza del protezionismo da una parte o
dall' altra? Qualsiasi uomo d' affari giapponese o americano vi spieghera' che
e' sempre esistita una rete complessa di barriere commerciali formali e
informali tra i nostri due paesi. Queste barriere potranno migliorare o
peggiorare. Ma in qualsiasi caso, non sono nuove. Si ha forse paura che con
tutte queste lamentele, i cittadini medi di entrambi i paesi prima o poi
cominceranno a disprezzarsi gli uni con gli altri? E' improbabile che questo
possa succedere. Anche se i sondaggi di opinioni mostrano che il giapponese e
l' americano medio sono poco informati sui numeri effettivi, dovremmo
ricordarci che le nostre due culture sono costantemente e reciprocamente
affascinate l' una dall' altra. Come altrimenti spiegare la mania americana per
Shogun e sushi oppure la mania giapponese per i Levis e gli hamburger?
Il
fascino che esercitiamo reciprocamente gli uni sugli altri puo' essere
considerato un buon incentivo per sentimenti positivi (quali l' ammirazione)
verso l' altro paese. Credo che rimarremo sempre affascinati ed attratti dal
Giappone anche se i nostri politici si lamentano e avanzano le loro aspre
critiche. Abbiamo forse paura di un' effettiva rottura tra Stati Uniti e
Giappone? I nostri due paesi interromperanno forse i loro rapporti commerciali?
I nostri diplomatici torneranno forse a casa? Se si considera l' economia cosi'
interdipendente tra i due paesi, non credo che questa rottura potra' mai
verificarsi, poiche' e' da scongiurarsi da entrambe le parti. Allora forse
abbiamo paura che i nostri due paesi entrino in guerra? Gli americani
sicuramente non lo pensano, anche se i sondaggi di opinione indicano che gli
americani considerano i rapporti commerciali con il Giappone tra le cinque
priorita' piu' importanti. Il libro intitolato "The Coming War with
Japan" non ha avuto molto successo. Nessuno crede che una tale
possibilita' possa avverarsi per ora. Pero' il problema rimane: qual e' la
paura nascosta che impedisce una discussione aperta e franca?
Io penso che
sia quella stessa paura che caratterizza tutti gli argomenti di cui non bisogna
parlare. Dopo tanti anni, gli americani non osano parlare del Giappone
semplicemente per paura di spiacevoli conseguenze, di cui non si osa parlare,
per cui indefinite. Si tratta semplicemente di un controsenso superstizioso.
Naturalmente, le controversie commerciali fanno paura. Il nostro
paese e' diventato indipendente a seguito di un contenzioso commerciale con l'
Inghilterra. Ma visto che gli Stati Uniti stanno cominciando a trattare il
Giappone con la stessa apertura mentale e franchezza con cui trattano tutti gli
altri partner commerciali, come il Canada . poiche' le relazioni si sono
normalizzate . sembra che il potere distruttivo delle controversie commerciali
si stia affievolendo, accompagnato da un aumento delle potenzialita' per
rapporti commerciali costruttivi e sani. Credo, infine, che la maggior parte
degli americani debba ritenersi soddisfatta di aver udito i commenti di
Miyazawa e di Sakurauchi. Sono stati duri da accettare e dolorosi e chiaramente
hanno provocato la giusta agitazione in merito, permettendo cosi' di chiarire
molte opinioni e false credenze da entrambe le parti. Non hanno arrecato pero'
alcun danno insanabile. Allo stesso modo ritengo che le critiche americane nei
confronti del Giappone non avranno conseguenze negative, ne' qui ne' in
Giappone. Potrebbero semplicemente inaugurare una nuova fase dolorosa dei
nostri rapporti commerciali con il Giappone. Ma si tratta in ultima analisi di
una fase di crescita e credo che, con buona volonta' , buon umore e buon senso,
riusciremo ad instaurare ottimi rapporti commerciali, duraturi, di cui
beneficeranno tutti i cittadini delle nostre due nazioni. Abbiamo assistito e
nutrito i rapporti commerciali tra Stati Uniti e Giappone per decenni ormai.
E'
necessario avere fiducia: tale rapporto e' sufficientemente forte, consolidato
e collaudato da riuscire a sopportare qualche critica, per poter costruire poi
un futuro piu' roseo, proficuo e duraturo.
Michael Crichton
1992, New Perspectives Quarterly,
distribuito da Los Angeles Times Syndicate
Pagina 7 (26
luglio 1992) - Corriere della Sera